Ogni giorno vediamo nascere nuovi gadget hi-tech che ci fanno avvicinare sempre di più alla realtà immaginata nei film di fantascienza degli anni 70 – 80. E questa è un’altra storia che sembra arrivare dal futuro, una storia di progresso e speranza.
Nel 2004 Dennis Aabo Sørensen perse la mano sinistra a causa dell’esplosione di un fuoco d’artificio nella notte di San Silvestro. Una vita distrutta, il mondo non è più lo stesso quando il proprio corpo non è completo e, per lui, la protesi estetica è un vano tentativo di mascherare la disabilità.
Purtroppo per lui la tecnologia non era in grado di ricreare una mano completamente funzionante e collegata al suo cervello. Fino al 2013.
L’anno scorso è iniziata la fase di sperimentazione di Lifehand 2, una mano bionica collegata direttamente ai nervi e in grado di far percepire al paziente la consistenza e la forma degli oggetti. Certo, non siamo ai livelli di protesi robotiche alla Darth Fener, ma è un enorme passo in avanti nel campo dell’integrazione uomo-macchina. Pensate che in meno di un millisecondo i dati raccolti dai sensori vengono inviati al cervello che ricostruisce la forma e la posizione dell’oggetto toccato.
Gli scienziati hanno lavorato per anni su questo progetto e, per la prima volta, è stato ripristinato il feedback sensoriale a un paziente amputato: Dennis ha riacquistato il senso del tatto! Per riuscire nell'impresa, i ricercatori hanno sviluppato degli algoritmi in grado di convertire i segnali elettrici dei sensori di pressione in impulsi ‘comprensibili’ ai nervi umani…e ce l'hanno fatta!
Il prototipo…è appunto un prototipo ed è stato rimosso dopo l’esperimento per evitare complicazioni mediche, ma il prossimo passo è renderlo parte integrante del corpo di Dennis, aggiungendo qualche piccola feature come la sensibilità alla temperatura.
La fase di test si è appena conclusa, ma per la messa in commercio ci vorranno altri 10 anni, forse meno. È reale. E funziona.
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