Chi si occupa di ‘search engine optimization’ si sente sempre chiedere dai clienti quale sarà il ‘ritorno di investimento’ (ROI); domanda che provoca delle risposte fisiologiche immediatamente riconoscibili: sudorazione fredda, voce tremolante, gesticolazione scomposta e tentativo di girare attorno alla questione.
Tutto questo perché si ha paura di perdere il potenziale cliente. In più, ci sono dei pessimi elementi che ‘garantiscono’ prestazioni favolose, anche se con un investimento non a buon mercato, ma l’imprenditore vuole la sicurezza, la certezza di avere un ritorno economico in un determinato arco di tempo.
La verità? Essere chiari e fare un esempio che i dirigenti aziendali apprezzeranno: la SERP dei motori di ricerca è fluttuante, come il mercato azionario. Si stima che addirittura l’80% delle ‘search engine result pages’ cambi ogni giorno, quindi dando tempistiche certe saremmo solo dei truffatori.
Guardare questo mondo giorno per giorno però ha poco senso perché si tratta di investimenti a medio-lungo termine, possono essere 6 mesi come 12; solo una cosa è certa: sarà un periodo di duro lavoro. Cercare di fare interventi SEO con una mentalità a breve termine…beh…semplicemente non è SEO.
Arrivare in poco tempo in prima pagina potrebbe essere un posizionamento transiente, un miraggio che svanisce in un attimo lasciando strascichi potenzialmente dannosi.
Ricordiamo sempre che solo il 18% (circa) dei click coinvolge i link a pagamento delle SERP, il restante viene fatto sui risultati organici; alla luce di questi dati, non credete che sarà più semplice convincere il cliente a lasciar perdere l’inflazionato ROI e a ragionare in modo diverso?
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