I Social Media stanno diventando tutti uguali?

5 Ottobre 2021 Luca Burei marketing, news

Dalle Storie di Snapchat a quelle di Instagram, passando dai Tiktok mutati in Reels fino ai nuovi “Fleet” di Twitter, già abbandonati ormai dalla piattaforma. I social network più famosi stanno lentamente perdendo le caratteristiche che li rendevano unici e diversi? Fino a che punto può essere utile questa strategia di omologazione?

Tutti i Social Media nascono da un’idea ben precisa: permettere agli utenti di condividere contenuti propri e/o creare una rete di contatti con cui tenersi in continuo aggiornamento. In origine, ogni piattaforma era caratterizza da una sorta di “unicità”: gli utenti di YouTube erano alla ricerca di video, Flickr ha preceduto Instagram per la condivisione di scatti fotografici professionali e amatoriali, e Twitter era un luogo di ritrovo virtuale per condividere brevi pensieri, opinioni e news. 

In questo contesto si fa strada Facebook, il primo social media con lo scopo primario di mantenere e creare delle relazioni che, passo dopo passo, inizia ad integrare funzioni native delle altre piattaforme, complice anche una tecnologia sempre più performante per la condivisione di foto e video.

L’offerta dei servizi proposti dai social è aumentata ad un ritmo serratissimo negli ultimi anni, portando alla nascita di nuovi social media sempre più diffusi tra i più giovani e gli early adopters, alla costante ricerca del nuovo.

Tik Tok detta nuove regole

Uno tra tutti TikTok, popolarissimo tra la Generazione Z, che conta oggi circa 1 miliardo di utenti attivi. Il social cinese si è imposto sul mercato con una novità: la possibilità di creare, direttamente dal proprio Smartphone, brevi videoclip con base audio ed effetti visivi. Pochissimi contenuti testuali e un feed composto esclusivamente da video gli hanno garantito un successo su scala mondiale.  

Oggi, il successo di questi cosiddetti “nuovi social media” ha portato quelli storici a “incorporare” i loro format più innovativi, come nel caso dei video di TikTok e delle Storie di Snapchat. Al momento, Facebook e Instagram sono le piattaforme che hanno incorporato tutti i diversi format possibili: testi, foto, video, hashtag, stories e nel caso di Instagram, gli ultimi arrivati, i Reels, brevi video da 15 o 30 secondi che imitano il tipo di intrattenimento offerto da TikTok. Facebook sembrava essere rimasto immune dalla moda lanciata dal social cinese, fino all’annuncio dello scorso 29 settembre, quando anche The Social Network ha deciso di integrare i Reels per tutti gli utenti degli Stati Uniti. 

Perfino Pinterest, che più che social media, si auto-definisce “motore di scoperta visiva per trovare idee” sembra essersi lasciato coinvolgere da questa tendenza all’omologazione, introducendo gli Story Pins di Pinterest. La piattaforma, che già da qualche tempo ha introdotto le story, starebbe facendo alcuni test per introdurre un nuovo fees verticale con un sistema di scorrimento di video e immagini, inevitabilmente ispirato a TikTok. Non è da meno neanche YouTube, che da aprile 2021 ha introdotto nella sua app gli “Shorts” video di massimo 15 secondi in formato verticale, tra cui gli utenti possono scorrere.

All’appello potevano mancare i Social più “seri”?

Linkedin ha introdotto nel suo feed le stories e Twitter ha lanciato una funzione simile, i “Fleet”, tweet che rimanevano online per 24 ore, salvo poi eliminarli a causa dello scarso utilizzo da parte degli utenti. 

La domanda che a questo punto sorge spontanea è: questa strategia di omologazione dei contenuti non rende i social, in fondo, tutti uguali? 

Se da un lato, senza dubbio, consente alle aziende di avere meno elementi di differenziazione dai competitor e permette di offrire un numero sempre maggiore di contenuti ad utenti e creator, sfruttando formati e posizionamenti diversificati.

Dall’altro, è anche un approccio che a lungo andare corre il rischio di lasciare gli utenti insoddisfatti da questo continuo riproporsi degli stessi contenuti, spingendoli alla fine a scegliere un solo canale di fruizione per non rischiare di annoiarsi. Gli stessi creator non vengono in questo modo stimolati a sviluppare e ideare concept originali per ciascuna piattaforma, limitandosi a copiare e incollare quanto fatto su una anche nelle altre.  

Lo abbiamo già visto con l’avvento della funzione Reels di Instagram, molti TikToker si sono limitati a migrare sulla nuova piattaforma gli stessi contenuti già proposti su social cinese, senza crearne di nuovi. D’altro canto, chi non si serviva già da prima di TikTok, in molti casi, non ha trovato un vero utilizzo per i Reels, continuando quindi a non usufruirne. 

Questa tendenza all’omologazione quindi va davvero a vantaggio dei social network o li porta semplicemente a fagocitarsi a vicenda? 

Al pubblico l’ardua sentenza. 

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