“Volevo un grigio ardesia, ma sembra un topo morto”.

17 Settembre 2017 Luca Burei grafica

L’avvento delle tipografie online ha comportato l’eliminazione di alcuni passaggi che invece restano fondamentali nel normale rapporto con le tipografie “fisiche”. Uno di questi è la “prova colore”, il metodo con cui evitiamo brutte sorprese, come ritrovarci con un elefante rosa.

Faccio un altro esempio (dall’elefante al topo del titolo): abbiamo realizzato un fondino con il Black 7, codice Pantone di un bellissimo grigio scuro, caldo e “denso”. Il nostro Cliente lo ha ammirato a monitor, lo ha visto in mazzetta, e gli abbiamo anche fatto visionare uno stampato realizzato in precedenza con lo stesso colore, impreziosito da un velo di plastificazione opaca che gli dà un’elegante patina metallica, tipo “canna di fucile”. Perfetto.

Prepariamo il PDF esecutivo, lo inviamo allo stampatore di grande successo sul web e archiviamo la faccenda. Dopo qualche giorno, alla consegna, ci chiama il Cliente e dice “ho aperto la scatola, sembra il colore di un topo morto”. Chiamati a renderne conto, non possiamo fare altro che dargli ragione

La prova colore è una simulazione della stampa che ci permette di vedere in anticipo il risultato. Si tratta di una procedura certificata, che deve essere conforme alle normative ISO introdotte da FOGRA perché rappresenta – nientemeno – il punto di riferimento per gli standard internazionali. Una cosa seria, insomma.

Viene prodotta con macchinari ad altissima definizione di stampa, concepiti proprio a questo scopo, in grado di gestire fino a 12 passaggi, per simulare tinte Pantone e molte altre gamme cromatiche.

La prova colore è dunque una garanzia per il Cliente, per la tipografia e naturalmente anche per il graphic designer. In caso di grandi tirature non bisogna infatti sottovalutare l’aspetto legale. Una volta che la prova colore viene convalidata dal Cliente, che appone la sua firma sul “visto si stampi”, sia il tipografo che noi stessi saremo tutelati da eventuali – e talvolta onerose – contestazioni della fornitura. Inoltre, volete mettere la soddisfazione di un lavoro che esce esattamente come lo abbiamo pensato? Senza dimenticare il vantaggio di dormire sonni tranquilli.

Cose da non fare e cose da fare:

Mai valutare i colori a monitor! Possiamo farlo quando lavoriamo per il web, ma per i colori da stampare lo schermo del monitor non è affidabile: può rappresentare milioni di colori a video, ma i macchinari tipografici non hanno una gamma cromatica così vasta.

Altro errore: dimenticarsi di convertire le immagini RGB in CMYK. La “conversione standard” offerta dagli stampatori online, come tutti gli automatismi, non è affidabile. Il passaggio da un sistema all’altro comporterà inevitabili cambiamenti nella resa cromatica, come da figura.

Convertire le immagini RGB in CMYK

È bene, inoltre, chiedere alla tipografia che tipo di profilo colore utilizza, se FOGRA39 o FOGRA27. Lo imposteremo nell’apposita casella output del nostro predefinito di stampa, oltre a indicare la compatibilità con Acrobat 4, come indicato nella schermata qui riprodotta. Useremo una compatibilità diversa solo se ci viene espressamente richiesta.

Seguendo queste indicazioni, e chiedendo una prova colore a un tipografo che potete guardare negli occhi, e non comunicando attraverso una chat con un anonimo operatore, avrete la garanzia che i vostri lavori saranno incontestabili e cromaticamente belli, così come li avete concepiti. Anche se, a pensarci bene, gli elefanti rosa non sono poi male.

 

Per scaricare le slide segui questo link.

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